Giorni fa stavo cercando un apparato ricetrasmittente e sono finito su un FORUM che trattava questo argomento.

C’era un partecipante che magnificava un apparato cinese di basso costo; un’altro partecipante al FORUM rispose che lui non avrebbe mai acquistato quell’apparato concludendo con “Non ho scritto in fronte Jo Condor”.

Chiaramente la persona che aveva scritto il post aveva una certa età e ricordava quello slogan di una pubblicità degli anni 60-70 che veniva trasmesso su Carosello.

Carosello  era diventato lo spazio principale riservato, a quei tempi, alla pubblicità. 

A quei tempi le trasmissioni non potevano essere interrotte dalla pubblicità per cui nello spazio di Carosello si concentravano gli spot.   Ogni inserzione pubblicitaria aveva a disposizione 1 minuto e 45 secondi per uno sketch (che in genere non aveva riferimenti con l’articolo pubblicizzato), e 30 secondi per promuovere il prodotto.

Riporto quelli che mi sono  rimasti impressi nella memoria.

Tabella dei Contenuti

Jo Condor - "E che, c’ho scritto Jo Condor!"

 
Jo Condor era un bellicoso pennuto-pilota con mirino sul becco e cappello da ufficiale tedesco. Insieme al suo sottoposto (un piccolo corvo, con accento siculo, particolarmente ossequioso: “bacio le medaglie, comandante!“) e una squadriglia di altri 3 condor, si lanciava in picchiata per effettuare una razzia in un piccolo villaggio.

Durante la calata verso il villaggio c’era come sottofondo il rumore tipico dei caccia tedeschi Stuka della II^ Guerra Mondiale.   L’esito della picchiata era sempre il danneggiamento del villaggio.

Celebre la frase che mormorava al suo sottoposto

E che, c’ho scritto Jo Condor!

 Questa frase entrò nel linguaggio comune con il significato
Ehi, mi hai preso per uno sciocco?”

A questo punto i bambini del villaggio chiedevano l’aiuto di un gigante buono intonando la canzoncina: “Gigante! Pensaci tuuuu!”.

Il gigante buono riparava i gusti prodotti dalla squadriglia di Jo Condor

Il gigante  neutralizzava poi “quel briccone di Jo Condor“, prendendolo con la punta delle dita e lasciandolo precipitare al suolo incurante delle suppliche Non c’ho il paracadute, non c’ho la mutua”…

La marca pubblicizzata era la Ferrero ma sinceramente si ricordava più la scenetta che il prodotto pubblicizzato.

Cimabue - “Cimabue, Cimabue, fai una cosa, ne sbagli due”

Cimabue era un fraticello volenteroso che cercava di darsi da fare nelle attività all’interno di un convento

Il prodotto pubblicizzato era l’amaro Dom Bairo.    “Oggi fu giorno di letizia per lo convento e per li frati tutti” così iniziavano gli spot con Cimabue che, molto volenteroso, si prestava a fare ogni cosa non combinandone mai una giusta. 

Gli altri frati, in ogni scenetta,  intonavano in coro: “Cimabue, Cimabue, fai una cosa, ne sbagli due”

Ma Cimabue non ci sta e reagisce: “Ma che cagnara, sbagliando si impara!” con accento veneto

Alla fine il Frate Priore, che era un intenditore, mostrava un liquore al mondo raro:

L’amaro Dom Bairo che era nato nell’anno di grazia 1452.

La definizione dell’amaro era: Dom Bairo l’uvamaro.

Amaro di uva, bontà e benessere di preziose uve silvane ed erbe salutari…

Gringo - Quaggiù nel Montana tra mandrie e cow boys c'è sempre qualcuno di troppo fra noi"

Un’altra pubblicità che mi è rimasta impressa nella memoria è quella della carne Montana.

Non era un cartone animato e nemmeno un filmato, diciamo che era tipo fotoromanzo con diverse foto in sequenza.   Gli interpreti erano due: il buono era Gringo, il cattivo era Black Jack. 

C’era una voce narrante che raccontava la storia in rima.  

L’inizio era sempre:

Quaggiù nel Montana tra mandrie e cow boys c’è sempre qualcuno di troppo fra noi

Black Jack in ogni puntata provocava Gringo e puntualmente si arrivava allo scontro che poteva essere un duello con la pistola o una scazzotata.

Inutile dire che il Gringo aveva sempre la meglio

Ad un certo punto arrivava mezzogiorno e quindi l’ora di pranzo

“Ci siamo Black jack questa volta ti stingo! ti stango! maneggia la rima con Gringo.

Siam fermi di fronte per darci la mancia

Decisi a vicenda di riempirci la pancia.”

“Il sole nel cielo è tornato da poco

Sarà mezzogiorno, mezzogiorno di cuoco

E vedendo la carne montana che stringo,

Alé vengono tutti a mangiare con Gringo”

Mangiate Montana è carne ben scelta, cosi in gelatina è pratica e svelta

Di tipo normale o esportazione

In casa all’aperto e in ogni occasione

è così nutriente, appetibile e sana

è carne ben scelta, è carne…

Montana

E poi i “jambonet” che puoi fare a fette

Comunque le mangi son sempre perfette

è carne ben scelta, è carne sovrana

Parola di Gringo è carne Montana.

Lancillotto - "Come mai non siamo in otto? Perché manca Lancillotto"

Pubblicità del marchio Pavesi:  I protagonisti principali sono Re Artù, Lancillotto e il Mago Merlino.

Io avevo sempre ricordato, e sentito citare, la frase del titolo, in realtà nelle scenette la frase era leggermente diversa (come mai siam solo in otto?)

Ogni scenetta inizia con Re Artù a tavola che chiede: come mai siamo solo in otto?

La risposta è sempre “Perché manca Lancillotto”

Il Re chiede: Chi l’ha visto? “Po… po… po…poffare… Presto, andatelo a cercare

Per ogni scenetta i presenti raccontano a turno una storia fantastica nella quale Lancillotto deve risolvere una situazione complicatissima.  con draghi, streghe e pericolosissimi animali e selvaggi.

Ad ogni pausa del racconto il Re chiede “E va beh, ma Lancillotto?”

Finalmente il racconto arriva alla fine “Arriva Lancillotto, arriva Lancillotto… Succede un quarantotto e tutto a posto va”

A questo punto Lancillotto si aggiunge ai commensali e c’è la morale della favola…” Re Artù dice: “Ta….ta….taaa… In tavola!”.

Poi inizia la pubblicità dei Cracker Soda Gran Pavesi

Capitan Trinchetto - "Cala Trinchetto"

Capitan Trinchetto è il protagonista di un Carosello, creato per pubblicizzare l’acqua minerale delle Terme di Recoaro.     Capitan Trinchetto racconta, con accento genovese, le sue fantastiche e fantasiose avventure per i sette mari

I suoi racconti sono conditi con molte esagerazioni, a dirla tutta “le spara grosse”.        Inizia sempre con la frase “ero li che me ne andavo bordeggiando bordeggiando…” poi pesca balene che ridimensionando ridimensionando diventano sardine ecc…

Infatti in ogni episodio interviene la voce fuori campo che invita il marinaio a ridimensionare le sue storie, con la celebre frase “Cala Trinchetto”, e lui anche se a malincuore è disposto a ridimensionare enormemente le sue sparate.

Alla fine della storia Capitan Trinchetto ha una grossa sete che si berrebbe (cala Trinchetto)…. Una bottiglia di acqua Lora Recoaro

“Chiaro? Limpido…Recoaro!” 

L'infallibile ispettore Rock - "Anch'io ho commesso un errore..."

Le scenette erano interpretate dall’attore Cesare Polacco (che divenne famoso più per questa pubblicità che per la sua notevole carriera d’attore), e reclamizza la brillantina Linetti.

Gli sono sufficienti pochi secondi (135 per la precisione) per affrontare e risolvere i misteri.

I vari episodi erano girati da illustri registi dai nomi insospettabili: Lina Wertmuller, Age & Scarpelli e Umberto Eco.

L’ispettore Rock, con gli immancabili pipa e cappello, accompagnato dall’inseparabile collaboratore risolve brillantemente il caso in esame.

Al termine della scenetta dopo aver risolto brillantemente l’ennesimo caso arrivava la battuta classica dello spot che Polacco interpretava per la Brillantina Linetti: “Lei è un fenomeno ispettore, non sbaglia mai”.

L’ispettore che si stava allontanando si volta e si toglie il cappello.      “Non è esatto. Anche io ho commesso un errore, non ho mai usato la brillantina Linetti”. L’irresistibile Ispettore Rock era infatti calvo

Salomone il pirata pacioccone

La trama dei racconti, come quasi tutti quelli di Carosello, seguiva uno schema fisso che portava il pubblico a riconoscere facilmente il prodotto pubblicizzato.   In questo caso venivano pubblicizzati prodotti Fabbri (amarene, sciroppi,..)

In ogni episodio il capitano piemontese Salomone navigava per i sette mari alla ricerca di fantomatici tesori con altri due pirati, il siciliano Mano di fata e il veneziano nostromo Fortunato. 

Verso la fine della puntata Mano di fata chiedeva con forte accento siculo «Cappettano, lo possiamo torturare?» riferendosi allo sfortunato nemico di turno che si rifiutava di rivelare l’ubicazione del tesoro.

Al che Salomone rispondeva sempre benevolmente «Ma cosa vuoi torturare tu? Porta pasienza! So ben io come fargli aprire la bocca. Basta offrirgli…» riferendosi ai prodotti Fabbri (sciroppi, amarene,..).

La musica era di Francesco Guccini che scrisse i testi.

Paulista - "Bambina sei già mia, chiudi il gas e vieni via"

Era la pubblicità del caffè Lavazza Paulista che aveva sulla confezione il faccione del “Paulista”.

Non era un cartone animato, erano dei coni rovesciati con disegnato il viso che si muovevano su uno scenario sud americano.

Caballero poteva muovere solo il cappello e la pistola mentre Carmencita muoveva solo le trecce

Il racconto inizia con il caballero misterioso che vaga nella pampa “Nella pampa sconfinata, dove le pistole dettano legge il caballero misterioso cerca la bellissima donna che gli ha incendiato il cuore.” 

S’ode un grido nella Pampa: “Carmencita abita qui?”

“Dov’è dov’è la donna” va chiedendo in giro.         

Ad un certo punto incontra Carmencita con le lunghe trecce e la invita a una fuga d’amore.           “Bambina, sei già mia. Chiudi il gas e vieni via”, s’imponeva il determinato Caballero, ricevendo però una risposta piccata da Carmencita.

Pazzo! L’uomo che amo è un uomo molto in vista. È forte, è bruno e ha il baffo che conquista”,  si negava la donna, riferendosi al suo compagno, Paulista.

A quel punto si svelavano le carte e il caballero ruotando su se stesso si trasformava in Paulista.

 

 

Bambina, quell’uom son mì… Oh yeh yeh yeh yeh yeh, oh yeh!”,    rispondeva Caballero, esternando che lui e Paulista erano in realtà la stessa persona.

Con somma gioia di Carmencita, che cadeva ai piedi dell’amato.

Calimero - "Ava, come lava!"

Calimero è un personaggio dell’animazione pubblicitaria italiana, un pulcino piccolo e nero; pubblicizzava i prodotti della Mira Lanza in particolare il detersivo AVA

.

Alla sua nascita cade in una pozzanghera di fango e si sporca di nero così non viene più riconosciuto dalla madre.

E’ sempre raffigurato con un mezzo guscio sulla testa e, nelle scenette parla con una vocina flebile.

Spesso è raffigurato con un fagotto che porta con un bastone sulle spalle

Nelle sue avventure ha spesso incontri con personaggi che lo trattano male con situazioni per lui negative.

A questo punto è famosa la sua esclamazione:

Eh, che maniere! Qui tutti ce l’hanno con me perché io sono piccolo e nero… è un’ingiustizia però.

A questo punto, giungeva l’intervento dell’Olandesina raffigurata con grembiulino inamidato e zoccoletti – che recuperava il Calimero e, pronunciando la storica frase, (sempre la stessa): 

“Siamo alle solite, Calimero! Tu non sei nero, sei solo sporco! Là!”

,

Lo immergeva in una tinozza colma d’acqua saponosa, e dopo un istante, tra le bolle di schiuma riemergeva un pulcino sorridente e candido come la neve.  L’esclamazione finale di Calimero era: Ava, come lava!

Una cosa che poi non ho più sentito nei detersivi era il Perborato stabilizzato

Mariarosa - "Brava brava Mariarosa ogni cosa sai far Tu"

Il lievito Bertolini aveva scelto, per la sua pubblicità su carosello, di raccontare le storie di Mariarosa; si trattava di una bambina che trovava sempre una soluzione a piccoli problemi che via via si presentavano

Ogni scenetta cominciava con la richiesta di aiuto per risolvere un problema (un gattino intrappolato sul tetto, un fiore attaccato dagli insetti, un orsetto distratto e in difficoltà, ….).

C’era una banda composta da 3 ragazzini (2 maschie una femmina) che accompagnavano l’avventura con una canzoncina che terminava sempre con:

“Brava brava Mariarosa ogni cosa sai far tu!

Qui la vita è sempre rosa solo quando ci sei tu!”

Risolto il problema uno dei bimbi diceva: Mariarosa facciamo una torta? e Mariarosa rispondeva: Una torta? Dieci cento torte con il lievito Bertolini.

Veniva sottolineato che con il lievito Bertolini era facilissimo  ottenere splendide torte.

“Procurato il necessario ora impasta Maria Rosa;
segue attenta il ricettario diligente e scrupolosa.
Con ricette Bertolini san far dolci anche i bambini.”

 

Miguel - "Miguel son mi!"

Era la pubblicità della ditta Talmone (dolci, biscotti,..)

Serie animata ambientata in un paese messicano.

Iniziavano con Miguel, un messicano con il sombrero, che faceva perennemente la siesta e attendeva “il Merenderò”

Tutti gli episodi sono narrati attraverso una canzocina, quasi una cantilena, il cui testo varia per descrivere le differenti situazioni; la musica era suonata da tre panciuti suonatori.

Alla fine della scenetta arrivava il merenderò; si trattava di un pappagallo con il sombrero che porta i biscotti e le merendine della Ditta Talmone.

La fine del carosello vedeva una felice famigliola che faceva colazione con i prodotti Talmoni

La canzoncina ricorrente era

Mamma, mamma, lo sai chi c’è?
È arrivato il dindondero
dindondero dindondero
dindondero dindondè

Mamma, mamma, lo sai chi c’è?
È arrivato il dindondero
dindondero dindondero
dindondero dindondè

 

El dindondero!

L’è lì, è là, è là che l’aspettava
L’è lì, è là, è là che l’aspettava
L’è lì, è là, è là che l’aspettava
L’è lì, è là che aspettava Miguel

Miguel son mi!

E ti e ti e ti non dise niente
E ti e ti e ti non dise niente
E ti e ti e ti non dise niente
E ti e ti dise niente a Miguel

Miguel son sempre mi!

I muchachi e le muchache
Quando arriva el dindondero
Mamma dammi del dinero
Mamma dammi del dinè

I muchachi e le muchache
Quando arriva el dindondero
Mamma dammi del dinero
Mamma dammi del dinè

El merendero!

L’è lì, è là, è là che l’aspettava
L’è lì, è là, è là che l’aspettava
L’è lì, è là, è là che l’aspettava
L’è lì, è là che aspettava Miguel

Miguel son mi!

Tacabanda - "Biscotti Doria"

Si trattava di un duo composto da un baffuto omone sempre sorridente che trova le soluzioni ai casi più disparati e dal fido aiutante Oracolo, costantemente ubriaco, in grado di esprimersi solo a singhiozzi.

I vari episodi portano i due in giro per il mondo.

Durante tutti gli episodi la narrazione avviene sempre in rima.

L’omone, che si chiama Andrea (perché è abbondante e porta la livrea), suona diversi strumenti mentre Oracolo suona il tamburello.

Al termine di ogni avventura Andre recitava il ritornello finale

“E pensare che nascendo,

 fisso avevo nella mente

 di non esser giramondo,

 di non muovermi per niente.

Esser cuoco e panettiere

e sfornare con piacere

alla fine di ogni storia

tanti buoni cracker Doria”.

Il carosello terminava con l’inquadratura di una famiglia che pranza con i crackers Doria