E poi ti trovi vecchio e ancor non hai capito
che la vita quotidiana ti ha tradito…
Francesco Guccini “Canzone Della Vita Quotidiana”
Tabella dei Contenuti
1909 Contratto di mezzadria
Ho ritrovato in cantina il contratto di mezzadria stipulato da Luigi Fontana (nato nel 1850), padre di Amilcare Fontana (1875-1971) mio bisnonno, nel 1910.
La famiglia Fontana proveniva da Trecasali (Parma).
Nel contratto viene dettagliato tutto quello che viene assegnato al mezzadro entrante.



Nel Podere “Emilia” di Gainago sono nato io.
Nel San Martino1958 la famiglia Fontana traslocò lasciando la tenuta Serra Balduino.
Anche in questa occasione ci fu la perizia per verificare la situazione complessiva.
L’intestatario fu Amilcare, mio bisnonno, il figlio di Luigi.
Come si vede la disanima è ben dettagliata; viene considerato anche il letame sparso.




La casa in cui ci trasferimmo era nuova anche se costruita con criteri vecchi. Non aveva l’impianto elettrico, l’acqua si prelevava da un pozzo con una pompa manuale, il gabinetto era costituito da una piccola costruzione attaccata dietro alla stalla.
Per l’illuminazione si usavano lanterne a petrolio e candele; ricordo che quella della cucina aveva una specie di saliscendi per permettere di rabboccare il petrolio e di accendere e spegnere lo stoppino.
Nel 1962 fu allacciata l’energia elettrica e fatto l’impianto interno; fu inoltre installata una pompa elettrica che riempiva un piccola cisterna per cui non era più necessaria la pompa manuale.
1951 Gilera 125




All’inizio degli anni ’50 mio padre trovò la morosa (che poi divenne mia madre) a più di 20 Km da casa. L’unico mezzo do trasporto era allora la bicicletta e le strade erano tutte bianche (non c’erano strade asfaltate).
Decise di fare il grande passo e, nel 1951, acquistò una motocicletta: la Gilera 125.




Questa moto gli diede diversi problemi (alcuni anche per causa sua visto che allora era uno strumento sconosciuto). Mia madre ha raccontato diverse volte quello che accadde una delle prime volte che si presentò con la moto.
Al termine della serata, verso mezzanotte, mio padre si accinse a partire ma la moto non si avviava.
Cominciò allora, mentre mia madre reggeva la lanterna, un accurato controllo del mezzo: pulizia della candela, controllo delle puntine, e poi si iniziò a smontare dei pezzi.
A un certo punto mia madre pensò di andare a chiamare suo zio che abitava poco lontano e che, facendo il camionista, conosceva meglio i mezzi a motore.
Una volta arrivato (mezzo assonnato in quanto era stato svegliato) dimostrò la sua competenza, in mezzo minuto fece la diagnosi: manca la benzina. Recuperata un po’ di benzina mio padre riuscì poi a tornare a casa.
1956 Libretto di deposito in conto corrente
Dallo scatolone è riemerso un vecchio libretto di deposito in Conto Corrente che era stato aperto nel 1956 presso la Filiale di Colorno della Cassa di Risparmio di Parma.



Il libretto conteneva all’interno un foglio a fisarmonica con un certo numero di righe dove venivano annotate tutte le variazioni in ingresso e in uscita.
A quei tempi non credo esistessero sistemi informatici per registrare i movimenti.



Il bancomat era ancora lontano da arrivare e penso che si utilizzassero solo contanti e assegni per movimentare il conto.
1958 Libretto pensione





Ho rintracciato questo certificato di pensione di vecchiaia con la dicitura: Gestione speciale per i coltivatori diretti e per i coloni e mezzadri” di mo bis nonno Amilcare Fontana classe 1875.
Nel 1957 era stata costituita la casa per i mezzadri ( mio nonno era stato tutta la vita mezzadro). Suppongo che si trattasse di una pensione sociale in quanto non penso proprio che fossero stati versati contributi.
Venivano pagate 5000 lire mensili che corrispondono a circa 78 euro attualizzati; credo fossero pagati dalle poste.
Probabilmente dal 1957 si cominciarono a pagare i contributi agricoli, che dovevano essere molto bassi, in quanto conosco dei colleghi che andarono in pensione giovanissimi (con 34 anni 6 mesi e 1 giorno) perché i loro genitori dai 14 anni avevano versato questi contributi che erano stati poi ricongiunti
1959 Ciclomotore Malaguti 48cc
Rovistando negli scatoloni ho recuperato un libretto: Certificato per Ciclomotore. Si tratta di un ciclomotore che fu acquistato in sostituzione della vecchia moto Gilera.
Era un Malaguti da 48 cc con motore Morini.
Sinceramente non me lo ricordavo, mi ricordo bene il ciclomotore successivo che acquistò mio nonno, che non aveva mai preso la patente, diversi anni dopo: un Romeo da 48 cc a presa diretta.
Il Romeo l’ho utilizzato spesso anch’io. Non aveva le marce ma aveva la variazione della velocità agendo sull’acceleratore.
Il primo ciclomotore che mi fu acquistato al compimento dei 14 anni fu una Lambretta 50 Lui.
Si trattava della versione economica della normale Lambretta 50; fu un modello che non ebbe un grosso successo comunque lo usai senza problemi fino all’ottenimento della patente.




1961 Carta Penna e Calamaio
1 Ottobre 1961 (anzi 2 ottobre perchè il primo era domenica) inizio della prima elementare.
L’inizio fu movimentato; abitavamo in una casa del paese che distava a più di 3 Km dalla scuola, la scuola del paese vicino (che fra l’altro era di un altro comune) era molto più vicina e quindi mi iscrissero a quest’ultima.
Ci fu però una contestazione per cui dopo un paio di settimane dovetti cambiare scuola; il problema era che i bambini delle elementari stavano diminuendo di numero e si cominciava a valutare la chiusura delle scuole meno frequentate. Comunque dopo pochi anni dal termine delle elementari furono chiuse entrambe.
Mi ricordo che la scuola aveva 3 aule centrali e due dependance laterali dove abitavano le maestre.
Chiaramente c’erano maestre che avevano 2 classi , ricordo che nella prima eravamo in 8 (ovviamente classe mista). Le aule erano tutte uguali con una cattedra posta di fronte ai banchi, una lavagna, una grande carta geografica dell’Italia alla parete e un armadio che conteneva la libreria (alcuni libri per bambini) e la bottiglia dell’inchiostro.


I banchi erano di legno con una pedana a cui era fissato il piano d’appoggio e una panca. Erano composti da due postazioni; il piano d’appoggio era ribaltabile per permettere di inserire al disotto la cartella con i libri.
Alla destra di ogni postazione c’erano i calamai, cioè due contenitori di vetro (uno per ciascun scolaro) in cui veniva versato l’inchiostro.
Ogni mattina la maestra provvedeva a verificare il livello dell’inchiostro ed eventualmente a rabbokcarlo.
Nelle prime settimane di scuola si scriveva solo con la matita e si riempivano fogli e fogli di quaderno con aste e uncini (“rampini”).
Dopo qualche mese si iniziava a scrivere con la penna e l’inchiostro.







Il pennino si infilava in una penna che poteva essere di legno o di plastica. Il pennino si intingeva nell’inchiostro; il pennino rimaneva bagnato di inchiostro e si poteva scrivere sul foglio.
Chiaramente si doveva intingere spesso il pennino per scrivere le frasi. La stesura dell’inchiostro difficilmente era uniforme e in alcuni punti potevano rimanere delle gocce per cui era importante l’utilizzo di un foglio di materiale assorbente (la “carta assorbente”) per evitare di fare sbavature.
La penna con il pennino la usai per tutte le scuole elementari, anche perchè la maestra che avevo considerava sacrilego usare penne stilografiche o peggio ancora le penne a sfera.
Dalle medie iniziai a usare la penna stilografica che era notevolmente più pratica.

Le prime stilografiche che ho avuto si ricaricavano utilizzando dei boccettini di inchiostro stilografico (mi ricordo le boccette della Gnocchi). Nella stilo era presente uno stantuffo che permetteva di aspirare l’inchiostro e di riempire un serbatoio.
Successivamente per le stilografiche si cominciarono ad utilizzare delle cartucce ripiene di inchiostro che andavano inserite al posto del serbatoio (ricordo le ricariche della Pelikan).
A quei tempi era frequente ricevere in regalo in occasione di ricorrenze una penna stilografica (magari con pennino d’oro).
E’ chiaro che nel tempo l’utilizzo dell stilografica è stato soppiantato quasi completamente dall’uso delle penne a sfera e adesso me ne sono rimaste diverse che conservo come ricordo.





1961 Allaccio energia elettrica





Nel 1961 fu richiesto l’allaccio dell’energia elettrica. Come si vede al tempo non c’era ancora l’ENEL (sarebbe stata costituita qualche anno dopo) ma la domanda fu fatta al gestore: Società Emiliana di Esercizi Elettrici.
L’allaccio fu realizzato molti mesi dopo in quanto allora non c’erano regolamenti di servizio che obbligassero a rispettare certe scadenze; inoltre si dovettero posare diversi pali per raggiungere l’abitazione.
La fornitura era di 1 KW (al giorno d’oggi è tipicamente di 3 KW) in quanto doveva servire praticamente solo per illuminazione.
Per la televisione, che fu acquistata in seguito, fu consigliato di inserire uno stabilizzatore di tensione in serie all’alimentazione in quanto erano frequenti grossi sbalzi di tensione nelle forniture nelle campagne.
1961-1966 scuole elementari
1961 inizia la scuola elementare.
Il paese di Gainago non aveva un centro ma diverse case situate ognuna sul relativo podere per cui le scuole erano abbastanza isolate.
A un centinaio di metri dalle scuole c’era l’osteria di Ferraguti; in realtà si trattava di una specie di bazar: c’era l’osteria, la drogheria, la macelleria, il distributore di benzina e l’immancabile campo delle bocce che a quei tempi era presente presso tutte le osterie.
Mi ricordo il primo giorno di scuola accompagnato da mia madre in bicicletta alla scoperta di un nuovo mondo; però non nella scola di Gainago ma in quella più vicina a casa mia a Pizzolese.
Allora nelle scuole di campagna c’era la diminuzione costante di scolari per cui , per evitare una probabile chiusura, si litigavano gli scolari; dopo un paio di settimane cambiai scuola e andai definitivamente a Gaonago

Mi ricordo la scuola con una gradinata centrale 3 aule e 2 appendici laterali con le abitazioni delle maestre.
C’erano 3 maestre per cui c’erano delle pluriclasse (2 maestre avevano 2 classi contemporaneamente) chiaramente le classi erano miste. Mi sembra di ricordare che in totale ci fossero una quarantina di scolari sulle 5 classi. Comunque pochi anni dopo la scuola fu chiusa e gli scolari venivano raccolti da un lumino e trasportati nella scuola della sede comunale.
Ho recuperato da google maps la vista attuale dell’edificio scolastico; la scalinata centrale è stata parzializzata e probabilmente sono stati creati degli appartamenti.

Ho recuperato una vecchia fotografia della mia classe davanti alla gradinata della scuola (io sono quello con il gatto).
Non ho molti ricordi della vita scolastica; mi viene in mente l’aula con la lavagna, la cattedra e i banchi di legno. Per i 5 anni delle elementari utilizzai per scrivere la penna con pennino e l’inchiostro nel calamaio (per le maestre sarebbe stato sacrilego utilizzare le penne biro).
Per cinque anni raggiunsi la scuola con la bicicletta (nessuno a quei tempi veniva accompagnato a scuola dai genitori); la distanza da casa era poco più di 3 chilometri.
Mi ricordo che mi venivano dati al mattino 30 lire per la merenda (15 lire per la pagnottina e 15 lire per il cremino).
Ho trovato una tessera della società Dante Alighieri e la pagella della prima elementare.


1964 Televisione
Nel 1964 venne acquistata la prima televisione.
Era una televisione Telefunken da 23 pollici ovviamente in bianco e nero. Il venditore della televisione installò anche l’impianto di antenna.
Le antenne era 2 Yagi fissate sul tetto e la discesa fu realizzata con 2 piattine, con impedenza 300 ohm, separate che scavalcavano la grondaia e scendevano esternamente sul muro della casa esposto a sud. Le piattine hanno l’inconveniente che con il calore si screpolano per cui dopo poco tempo bisogna sostituirle; inoltre d’inverno si vedeva offuscato. Adesso credo non si utilizzino più essendo state sostituite dal cavo coassiale.
L’ingresso del cavo d’antenna avveniva sul retro del televisore con spine a banana.
Il manuale delle istruzioni era estremamente semplice (le funzioni della televisione erano molto ridotte)




La televisione riceveva 2 canali della RAI (il primo e il secondo canale).
Era tutta a valvole tranne per la sezione RF delle VHF.
Il primo canale si selezionava con un commutatore mentre il secondo era a sintonia continua; le uscite sul retro si limitavano a una uscita audio per un altoparlante esterno o un registratore.
1965 Il trattore OTO C25-R4
A metà degli anni 60 fu acquistato il primo trattore un OTO C25-R4.
Fino ad allora per trainare i carri si era utilizzata la trazione animale. Mio nonno aveva abituato 2 mucche a trainare il carro; mi ricordo che io stesso andavo a guidare gli animali quando si caricava il carro (fieno, pomodori, barbabietole,…). Ogni tanto facevo avanzare le mucche di alcuni metri; ripensandoci adesso mi meraviglio come 2 animali così grossi potessero obbedire ad un ragazzo di 8-9 anni. Quegli animali erano docilissimi e probabilmente per loro uscire dalla stalla era un avvenimento; bisogna ricordare che nelle stalle di una volta le mucche erano legate a una catena nella stalla e non uscivano mai (molto diverso dalle stalle moderne).
Il trattore non era nuovo (era stato immatricolato nel 1955) ed era stato venduto a causa dell’acquisto di un trattore più performante.



Si trattava di un trattore con una potenza di 22 cavalli a 1400 giri.
Aveva un solo cilindro con una cilindrata di 1860 centimetri cubici.
Per linearizzare il movimento del mezzo (era monocilindrico) aveva un grosso volanodi fianco.
Il volano serviva anche in fase di accensione che era di tipo meccanico tramite una grossa leva.

Per la messa in moto si abbassava la valvola di decompressione, si girava con forza la manovella precedentemente fissata sul volano, quando il volano aveva acquistato sufficiente velocità si risistemava la valvola ( che veniva definita “sivalvola”) e, in genere, il motore partiva. L’innesto della manovella era fatto in modo che fosse espulsa quando il motore iniziava a girare. Il motore era ad iniezione diretta ed era raffreddato ad aria
L’unico strumento disponibile era il manometro dell’olio. Lo sterzo che serviva soprattutto per le voltate larghe, per girare stretti bisogna ricorrere ai pedali freno destro o sinistro. Infatti una stranezza dell’OTO era che non esisteva il differenziale, si girava più o meno come su di un cingolato . In effetti il trattore aveva in dotazione anche due ruote posteriori dentate (cingolate) che si potevano facilmente installare trasformandolo in pratica in un vero cingolato; non le usammo mai.
Questo trattore funzionò bene fino a quando fu venduto alla fine degli anni 80; c’è da dire che aveva una struttura estremamente semplice e chiunque poteva metterci le mani.
1969 Vaccinazioni

Leggendo recentemente le polemiche sorte per l’effettuazione delle vaccinazioni per i bambini ho recuperato questo documento relativo alle vaccinazioni da me effettuate.
Bisogna sottolineare che in un paesino di campagna negli anni 60 quello che diceva il medico condotto era legge e non contestabile per cui si effettuavano tutte quelle prescritte.
Come si vede allora si effettuavano le vaccinazioni:
- antipolio
- antivaloiosa
- antidifterica
Per quanto riguarda le malattie infantili a sei anni le avevo già avute tutte tranne la scarlattina che ho avuto durante il servizio militare.
Non sono riportate adenoidi e tonsille che in genere venivano tolte prima di cominciare le elementari (altrimenti in seguito avrebbero potuto creare problemi più seri); infatti le ho tolte a 5 anni come tutti i bambini del paese. Adesso non sento più parlare di questi interventi per cui ritengo fosse una interpretazione troppo rigorosa di quei tempi.
Manca anche l’asportazione dell’appendice, che nella mia famiglia avevano fatto tutti, probabilmente perchè, a differenza di tonsille e adenoidi che venivano tolte a prescindere, in questo caso bisognava denunciare un mal di pancia (bastava anche una indigestione).
In realtà anch’io ebbi i sintomi dell’infiammazione dell’appendice pochissimi giorni prima dell’esame di terza media e, secondo il medico, dovevo essere urgentemente operato. Mia madre chiese di posticipare l’intervento, per affrontare l’esame, che fu concesso rispettando norme rigidissime di alimentazione, quiete assoluta, borsa del ghiaccio, ecc.
In realtà il giorno dopo non avevo più niente e adesso ho ancora l’appendice.
1969 La radio a Galena
Nel 1969 frequentavo la terza media. Nella materia di applicazione tecniche il prof. ci chiese di scegliere di scegliere cosa costruire; c’erano le solite costruzioni con il compensato o il panforte di legno. Nell’elenco in fondo c’era la costruzione di una radio (il professore era un appassionato di elettronica).
La cosa mi attrasse e scelsi la radio; da lì nacque la passione per l’elettronica che mi avrebbe poi accompagnato negli anni successivi.

Lo schema era circa come quello a fianco; in realtà non era una vera radio a galena in quanto come rivelatore usammo un diodo al germanio (mi sembra di ricordare l’OA95).
I componenti elettrici li procurò il professore mentre il materiale per il contenitore lo comprò mio padre.
La cuffia era ad alta impedenza (2000 ohm). La realizzazione del circuito, una volta realizzata la bobina, fu molto veloce; fu molto più lunga la realizzazione del contenitore in legno e compensato.
Il contenitore aveva circa le dimensioni una scatola da scarpe ed era praticamente vuoto. Il grosso del lavoro fu l’assemblaggio, la realizzazione dei fori per le boccole dell’antenna, della presa di terra e per l’uscita per la cuffia. L’ultimo foro fu realizzato per il perno del condensatore variabile.
Sul perno del condensatore variabile fu fissato all’esterno una manopola e disegnato sul contenitore una scala graduata.
Alla fine si può dire che per realizzare il circuito elettrico impiegai un paio di lezioni mentre per realizzare il contenitore mi servirono un paio di mesi.
Per l’antenna si realizzò il cosiddetto “tappo luce” cioè si utilizzò la presa di corrente per il segnale d’antenna (si usava il neutro della presa elettrica inserendo un condensatore in serie di capacità opportuna per avere una impedenza elevata ai 50 Hze bassissima per le frequenze più elevate)
La radio non aveva alimentazione. Con questa radio riuscii a captare in modo accettabile un solo canale radio.
1969 Mangiadischi - LESA Mady 3
Nel 1969 arrivò il primo mangiadischi; poi sarebbe arrivato un vero giradischi.
Il mangiadischi era un apparato che permetteva di riprodurre dischi in vinile da 7 pollici con una velocità di rotazione di 45 giri al minuto.


Il mangiadischi era il LESA Mady 3.
Davanti aveva la fessura nella quale si inseriva il disco da riprodurre; sopra alla fessura c’era un tasto che permetteva, premendolo, di estrarre il disco una volta terminata la riproduzione. I comandi erano ridotti al minimo, c’era la regolazione del volume e un selettore per passare della velocità di 45 a quella di 33 giri al minuto


L’alimentazione era di 12 volt e poteva essere ottenuta con pile a torcia o con un alimentatore esterno.
Come si vede dallo schema era estremamente semplice.
L’amplificatore aveva 4 transistor al germanio; i transistor finali erano in configurazione a simmetria complementare.
I primi dischi li comprò mio nonno e furono quelli che ascoltai di più.
Le canzoni che ricordo maggiormente erano quelle di Tavoli: Campane di Monte Nevoso e Perdonami
1970 Calibro ventesimale


Nel biennio delle superiori (ITIS) c’era una materia che si chiamava aggiustaggio. Si svolgeva nell’orario pomeridiano in un locale che richiamava un’officina.
C’erano dei banchi da lavoro con delle morse. Gli strumenti da usare non erano penne e quaderni ma lime (più meno fini) e calibro. Il professore consegnava delle piastrine di ferro che dovevamo limare portandolo a dimensioni definite.
Il calibro era necessario per controllare le dimensioni (se si andava sotto alla dimensione richiesta si doveva ricominciare da capo)
Per vedere se le superfici delle piastrine erano liscie si strofinavano su una superficie sulla quale era sparso del “blu di Prussia”
Verso la fine del corso si arrivava a fare le cose più complesse cioè l’incastro fra 2 piastrine ( chiaramente non si dovevano vedere luci nelle superfici dell’incastro).
Non credo che questa materia sia rimasta nel programma degli Istituti tecnici.
1971 Regolo Calcolatore
Curiosando negli scatoloni della cantina ho recuperato il regolo calcolatore che utilizzavo alle scuole superiori.
Si parla dei primissimi anni 70; non esistevano ancora le calcolatrici tascabili che sarebbero arrivate verso la fine degli anni 70.


Il regolo sfrutta le proprietà dei logaritmi che trasformano le moltiplicazioni e divisioni in somme e differenze.
I logaritmi venivano studiati nelle ore di matematica; si doveva acquistare un manuale con le tavole logaritmiche e ricordo diversi compiti in classe con l’utilizzo di questo manuale.
L’uso del regolo fu invece affrontato nelle lezioni di elettrotecnica; ricordo che il professore spese diverse ore per spiegare l’uso del regolo calcolatore.


Con il regolo si potevano effettuare moltiplicazioni, divisioni, elevamento a potenze, funzioni trigonometriche,…
Devo dire che una volta imparato l’utilizzo era molto pratico da utilizzare.
Era composta da tre pezzi:
- una parte fissa
- un’asta scorrevole all’interno della prima
- un cursore trasparente con una linea che serviva per la lettura
Le letture avevano chiaramente una certa approssimazione.
All’arrivo delle calcolatrici tascabili il regolo calcolatore sparì velocemente dalla scena
1972 Multitester Philips SMT-101
Nei primi anni delle superiori mi appassionai all’elettronica. Leggevo la rivista Radiopratica nella quale venivano presentati semplici progetti di amplificatori, alimentatori, radioline,…
Avevo l’attrezzatura necessaria pe realizzare i progettI: il saldatore, lo stagno, le forbici da elettricista, le pinze.
Per realizzare i circuiti stampati acquistavo delle basette che avevano una faccia coperta da uno strato di rame; con lo smalto per le unghie disegnavo le piste poi si immergeva la piastra in una bacinella contenente cloruro ferrino. Il cloruro ferrico corrodeva il rame non coperto dallo smalto; si rimuoveva poi lo smalto, si facevano i fori e si otteneva lo stampato.
A questo punto occorreva uno strumento: il tester. Su Radiopratica erano molto pubblicizzati i tester della ICE (in particolare il 680R) Nel 1972 acquistai invece un tester della Philips il SMT-101.




Nella prima immagine riporto la foto dello strumento; nella seconda c’è la foto dei collegamenti interni.
La terza immagine riporta il frontespizio del manuale mentre la quarta riproduce lo schema elettrico.
Lo usai molto negli anni successivi all’acquisti ed ha sempre funzionato correttamente. L’ho riesumato dalla cantina recentemente, ho inserito 2 pile (delle stilo da 1,5 volt) ed è ripartito quasi integralmente. Manca solo una terza pila (da 22,5 volt) di non facile reperibiltà.
1974 Il telefono

1974: collegamento del telefono.
Il telefono fino a quella data non era stato considerato uno strumento necessario per la casa.
Il telefono era il bigrigio color panna con il disco combinatore con la segnalazione in decadici.
La centrale su cui eravamo attestati era a quel tempo elettromeccanica, se si effettuava una telefonata interdistrettuale si rimaneva in attesa decine di secondi prima di avere il tono di chiamata.
1975 Mangianastri - Transylvania RT 1802


Nel 1975 il primo riproduttore a cassette.
Purtroppo l’apparato è andato perso in uno dei traslochi. Si trattava di un apparato di basso costo, molto “plasticoso”.
Ho cercato su internet dei riferimenti ma non ho trovato niente, probabilmente ebbe una diffusione molto limitata. Mi è rimasto solo il libretto di istruzione che era in italiano e francese (non c’era ancora l’onnipresente inglese).
La cassetta si inseriva nello scomparto superiore; c’erano 5 tasti (1-5 in figura) per la gestione. Il volume era a levetta (punto 6 nella figura).
Si poteva anche effettuare una registrazione tramite un microfono incorporato (qualità pessima) o con microfono esterno (la qualità migliorava leggermente)


Dallo schema si vede che l’amplificatore era composto da 5 transistor ; era mono ed aveva un altoparlante da 8 ohm e mezzo watt.
La risposta in frequenza era da 200 a 5000 Hz (sicuramente non da alta fedeltà); la riproduzione su nastro era quindi molto più pratica del 33 giri ma sicuramente di qualità estremamente inferiore.
Ebbero molto successo in seguito i Walkman che erano dei riproduttori di nastro portatili con ascolto tramite cuffia o auricolare.
Furono poi introdotti accorgimenti per migliorare la qualità ma l’arrivo dei CD fece rapidamente sparire i nastri.
Sui nastri venivano riprodotti i contenuti dei 33 giri; erano facilmente duplicabili per cui si trovavano in giri versioni pirata di dischi appena usciti o compilation di successi.
Conservo decine di nastri di quel periodo ma non credo siano ancora riproducibili.
1976 Bologna - Autobus gratis
Nel 1976 iniziai il terzo anno di Ingegneria a Bologna dopo avere terminato i biennio a Parma.
Con un amico che frequentava anch’esso ingegneria avevamo in affitto una camera nelle vicinanza della stazione. La facoltà di ingegneria aveva sede a Porta Saragozza; per raggiungerla prendevamo l’autobus in stazione (mi sembra di ricordare fosse il 32 o il 33 ma potrei sbagliarmi).
Una cosa che mi colpì molto fu che l’autobus fosse gratuito alla mattina fino alle 9 e dalle 16,30 alle 20. Era una iniziativa del Comune di Bologna, allora il sindaco era Zangheri, per incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici.
Allora gli autobus avevano ancora il bigliettaio che si sistemava su un seggiolino nei pressi della porta posteriore (unica salita) e forniva il biglietto dietro pagamento dello stesso.
Purtroppo l’esperienza del bus gratuito durò poco e già dall’anno successivo tornò tutto alla normalità.



1978 Calcolatrice Tascabile Texas Instruments SR-56


Nel 1978 seguivo l’esame di Calcolo Elettronico all’Università di Bologna.
Acquistai una calcolatrice programmabile della Texas Instruments, la SR-56.
Usava il metodo di impostazione algebrica per effettuare le operazioni, cioè l’equazione veniva scritta sulla calcolatrice con le parentesi.
Questo la differenziava dalle calcolatrici HP che usavano la Notazione Polacca Inversa che non usava parentesi ma venivano inseriti direttamente prima gli operandi e poi gli operatori (es. per inserire 10+ (31+20) si digitava 10 31 20 * +).
Aveva 100 passi di programmazione con 10 memorie. Possedeva diverse istruzioni che si rifacevano al FORTRAN utilizzate nel corso universitario ( Salto condizionato, Salto incondizionato, Subroutine,…).
Fu molto utile anche successivamente in quanto permetteva di utilizzare formule ripetitive cambiando solo i valori delle variabili
1980 - Laurea
Il 25 giugno 1980 è stato il giorno per la discussione della laurea.
Il titolo era: Soluzione di sistemi di equazioni lineari col metodo del gradiente coniugato.
Riassumo: si usava il “Sistema degli elementi finiti” (molto utilizzato nella scienza delle costruzioni per analizzare le forze che agiscono sulle strutture) per descrivere la densità di corrente e il campo elettrico all’interno di transistor MOS. Applicando il sistema con le opportune condizioni al contorno si giungeva a dovere risolvere sistemi di equazioni lineari di grandi dimensioni e molto “sparsi” cioè con equazioni aventi molte incognite nulle.
Il programma era scritto in FORTRAN (FORmula TRANsatlion), programma che mi risulta essere ancora usato in ambito scientifico.
Il FORTRAN è un programma compilato e l’input per calcolatore era allora costituito da schede perforate; adesso sicuramente non più.
Alla fine degli anni 70 del secolo scorso presso l’università di Bologna i programmi per il computer (un CDC 6600) venivano tutti, almeno per noi studenti, scritti su schede perforate.
La procedura era la seguente: dato un problema si disegnava il diagramma di flusso, lo si traduceva in FORTRAN sul foglio di programmazione poi si andava in uno standone dove c’era una decina di macchine perforatrici.

Una macchina perforatrice aveva le dimensioni di una scrivania con una tastiera tramite la quale si scrivevano le istruzioni da perforare sulla scheda.
Una volta perforate tutte le schede del programma si andava ad una specie di “accettazione” e si consegnavano le schede ai tecnici dell’elaboratore (rigorosamente vestiti di bianco).
Le schede venivano lette, c’era poi un compilatore che produca il codice da inviare all’elaboratore.In genere il giorno dopo si andava a ritirare il tabulato di uscita dal computer e le schede. Normalmente bisognava tornare alcune volte a ripetere questa procedura perché era molto facile ci fossero errori nella perforazione delle schede.


Il programma della mia tesi consisteva in un programma principale e diverse subroutine che venivano richiamate in diversi punti del programma. Complessivamente si trattava di alcune centinaia di schede (giravo con una grossa scatola per contenerle tutte). Inutile dire che la maggior parte del tempo usato per la tesi se ne andò portando e ritirando schede e tabulati dall’accettazione con enormi tempi morti.
Ultimata la tesi ci fu la discussione davanti alla commissione esaminatrice. Per l’occasione acquistai un vestito e una cravatta (quella della cresima non era più adatta). Riguardando la foto della commissione nel momento della comunicazione dell’esito (con stretta di mano) ho notato di essere stato l’unico in giacca e cravatta (faceva caldo e i professori erano tutti in maglietta)


1981 Servizio militare
Uscii dalla stazione di Salerno con un grosso borsone, ero spaesato il 13 ottobre 1981.
Dovevo recarmi alla caserma “Cascino” per il CAR; stavo per chiedere informazioni a un passante quando si avvicinarono due militari in divisa. Mi chiesero solo “decimo 81?”, risposi di si e mi fecero salire su un camion parcheggiato lì vicino.
In pochi minuti raccolsero altri 6 o 7 ragazzi che come me si recavano a Salerno per il servizio militare.
Del CAR non ricordo molto, solo alcuni punti salienti:
Ricordo la distribuzione del vestiario perché i ero fra gli ultimi per cui non si trovavano più le taglie. Per gli scarponi mi diedero una misura 44 (io portavo il 42) con due paia di calzettoni vanno bene dissero. La finanziera (il berretto con i copri orecchie) mi diedero un 55 mentre io ho un bel testone (60-61); dato che io ero stato assegnato al corpo degli alpini nella Brigata Cadore non mi sarebbe servito molto durante l guardie.
Feci anche la prima iniezione del vaccino tetravalente (Tifo, Paratifo A e B e Tetano). Mi ricordo noi tutti in fila a petto nudo, passava un militare con un pennello che spalmava una sostanza gialla sul petto e subito dopo c’era un medico che faceva l’iniezione. La siringa non era certo usa e getta, probabilmente serviva per tutto il plotone, non c’era il consenso informato (nessuno ci disse precisamente a cosa servisse “va bene per tutto rispondevano) e non ricordo se ci furono No-Vax ma credo di no.Il giorno dopo tutta la Compagnia era in “riposo branda”, qualcuno ebbe la febbre io ebbi solo dolore ove era stata fatta la puntura.
Ci fu poi il giuramento (per sfilare durante la parata ci furono giorni e giorni di addestramento alla marcia).
una ventina di giorni dopo fui trasferito alla Scuola Specializzati Trasmissione di San Giorgio a Cremano vicino a Napoli
Arrivati a San Giorgio mi fu assegnato un fucile Garand con il quale si effettuavano i servizi di guardia; aveva un caricatore da 8 proiettili ed era semiautomatico.
Per ritirarlo fu fatta una foto con gli estremi dell’arma sul retro; si consegnava il documento all’armeria al ritiro del fucile.
Già allora era un’arma obsoleta che gli americani avevano usato per l’ultima volta nella guerra di Corea.
Un’altro documento fu rilasciato per il ritiro della maschera antigas.


La maschera antigas la indossai solo una volta per provare la misura; il tenente insisteva perché tagliassi la barba che non permetteva di indossarla correttamente poi ci accordammo per una riduzione della lunghezza.
A San Giorgio a Cremano feci poi la seconda puntura al petto (mi dissero che ce ne fosse una terza prima del congedo ma era su base volontaria).


Nella caserma si rimaneva 2 mesi e mezzo e si studiava da Marconista o da Telescriventista; al termine del corso si andava al corpo.
Il maresciallo istruttore era il M.llo Frattollillo mentre il comandante del plotone era il Sottotenente Lucignano; il comandante della Compagnia era il Capitano Zanframundo.
Io entrai nell’ufficio addestramento della Compagnia per cui rimasi per tutta la ferma a San Giorgio a Cremano.
Dovetti quindi fare un esame per diventare Caporale ( ricordo che dovetti smontare e rimontare una pistola Beretta).
Dopo alcuni mesi passai Caporal Maggiore (ogni scatto prevedeva un aumento di 200 lire sulla diaria, circa 10 centesimi di euro).


Nell’ufficio addestramento avevo fra l’altro il compito di assegnare gli incarichi (guardie, servizio cucina, piantoni vari,…).
Chiaramente c’erano sempre rimostranze da parte delle persone che ritenevano di effettuare più servizi di altri.
Mi diedi l’obiettivo di spiegare a tutti i motivi delle scelte e devo dire che alla fine questo sistema (molto faticoso e poco militare) mi guadagnò l’amicizia di quasi tutti (non ricevetti mai un gavettone).
L’abitudine di discutere con le persone mi tornò poi molto utile sul lavoro civile (forse più della preparazione tecnica fornita dalla scuola).
Dopo un anno arrivò il congedo, indispensabile per effettuare successivamente colloqui di lavoro,


1987 - Radioamatore
Nel 1987 ero ad Ancona nell’allora SIP.
Il reparto era quello delle trasmissioni dove si seguivano i ponti radio. Un collega era un fanatico radioamatore (di quelli che rimanevano attaccati ai Rice trasmettitori fino a tarda ora.
Abitava in una casa isolata e aveva potuto installare un importante sistema d’antenne.
Andai da Lui alcune volte dopo il lavoro; aveva una stanza piena di apparati, strumenti e componenti vari (sembrava la stazione di controllo di un aeroporto).
Pian piano mi appassionai (già ero un patito di elettronica e mi dilettavo con l’autocostruzione di piccoli apparati).
Inviai la domanda per dare l’esame per ottenere la patente da radioamatore; la domanda andava inviata al Circolo Costruzioni T.T. delle Poste e Telecomunicazioni.
Inizialmente la inviai, per errore, al circolo di Ancona; in realtà dovevo inviarla a quello di Bologna.
Comunque alla fine arrivo la convocazione per l’esame di teoria e di Rice-trasmissione in codice MORSE.
Probabilmente avrei potuto evitare entrambe le prove in quanto avevo la laurea in ingegneria elettronica e l’attestato di Marconista ottenuto durante il servizio militare.
Le prove mi sembrarono abbastanza semplici per superai facilmente l’esame.
Una volta ottenuta la patente il passo successivo per potere operare era quello di richiedere la licenza da radioamatore.
Nella licenza veniva specificato il nominativo (IK4LZK). La tassa annuale da pagare era di 6000 lire (circa 3 euro) per la licenza ordinaria.






Tutto il processo fu temporalmente abbastanza lungo.
Nel frattempo mi cimentai nella costruzione di un Rice-Trans di bassa potenza (mezzo Watt) a conversione diretta in CW nelle onde corte.
Dopo molti tentativi riuscii a farlo funzionare, chiaramente il merito fu quasi esclusivamente del mio amico e della sua attrezzatura.
A un mercatino del radioamatore a Montichiari (BS) comprai un portatile in UHF-VHF lo Yaesu FT727.




L’FT727 lo conservo ancora; la batteria è ovviamente morta da tempo
Il mio amico alla fine mi regalò un apparato per le onde corte della marca SWAN che purtroppo nei vari traslochi è andato distrutto e mi è rimasto solo il libretto delle istruzioni. Comunque questo apparato lo usai solo in ricezione in quanto abitando in un condominio non provai nemmeno a installare un’antenna adeguata.
Usai per un certo periodo l’FT collegandomi con i ponti radioamatoriali della zona.
Mi accorsi che sulle UHF-VHF dovevano esserci molti che provenivano dai CB; nessuno si presentava con il proprio nominativo ma direttamente con un nomignolo, gli argomenti erano essenzialmente relativi a menù dei ristoranti oppure a scampagnate,…
Una sera mi inserii iniziando con il nominativo e chiedendo un parere se per un progetto che stavo facendo pensavano fosse meglio un filtro di Butterworth oppure quello di Chebyshev.
Ci fu un attimo di silenzio poi a qualcuno scappò un Vaffa e ripresero tranquillamente le loro discussioni.
Misi portante fissa e quella fu l’ultima volta che effettuai una chiamata. Penso che gli individui che allora si collegavano ai ponti siano adesso traslocati sui social.
